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Dopo l’anno che feci a Llamellin
vicino al padre Giorgio, tornato in italia
tutto mi sembrava assurdo.
La cosa che più mi impressionava era
che la disumanità e la sofferenza che imperavano
nelle dinamiche della nostra società
erano affrontate semplicemente… coprendole
con qualcos’altro.
Nessuno era preoccupato di affrontare il problema
dell’assenza di amore.
Erano solo preoccupati di non sentirla,
di coprire il sintomo.
In quel periodo ricordo che mi addormentavo
sul tavolo o sulla sedia o in auto appena dopo
il parcheggio, perché ero sempre stanco morto.
Quando mi svegliavo capitava spesso di avere
in testa una canzone.
Così è capitato anche con questa.
L’Aulin era un antidolorifico che in quegli anni
andava alla grande e l’idea di raccontare
questo mio punto di vista in questo modo
mi parve divertente. Ecco questa canzone.
Che racconta una società disumana
e povera di amore, che copre i suoi problemi
con gli antidolorifici aspettando
di andare in pensione.
E ditemi che non è così.

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