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Trovarmi davanti ai poveri in Perù è stata per me
un’esperienza scardinante.
Mi sono saltati un po’ di schemi e punti di appoggio.
Pieno dei miei pensieri e delle mie idee,
mi sono sentito idiota davanti alla disarmante
semplicità, al sorriso di senza denti di piedi scalzi
e pieni di crepe, al lavoro infaticabile
di pance vuote, alla forza di andare avanti
di chi non ha niente.
Mi sono reso conto di come non so
apprezzare la vita per quello che è.
Di come non so ringraziare per quello che ho.
Di come questa francescana letizia sia estranea
alla mia esperienza di occidentale pieno di sé.
Il dialetto, la lingua dei pensieri istintivi,
delle lamentele e delle parolacce,
diventa il mezzo per raccontare tutto questo.
Oh Dio, mi ritroverò, mi ritroverai?
Riuscirò a ricominciare a vivere portando nel cuore
la semplicità che le persone più povere e ignoranti
del mondo mi hanno insegnato?
Riuscirà tutta la nostra intelligenza dell’università,
dei giornali, della Tivù a capire
quanto sia stupida e disumana?

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