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Dopo il mio crollo fisico mentre eravamo
in missione, tornammo in Italia, assieme
a mia moglie Ester e ad Elena,
che aveva pochi mesi di vita.
Non stavo bene, e non ero affatto in pace,
avevo 26 anni. Ricominciò la vita italiana, il lavoro,
cercare di stare al passo con l’OMG. Tanta fatica.
Notti insonni. Ansia.
Non accettavo quello che mi era capitato.
Poi un giorno… stavo guardando Elena
che giocava in giardino, era una bella giornata
di primavera, piccoli fiori, erba, quei colori
dopo la pioggia.
Dal tormento che continuava a macinare
nel mio cuore, come una scintilla,
come un miracolo capii. Mi misi a ridere.
Ma chissenefrega!
Osservavo come uno spettatore esterno a me
quello che avveniva nel mio cuore.
Questa ostinata e inarrestabile voglia di vivere
che continuava a scaldare il mio cuore mi parve
simile ad un tarassaco che aveva affondato
le radici nel crepo del marciapiede.
E quei pensieri fastidiosi potevo spazzarli via,
bastava deciderlo!
Soffrendo ero diventato più semplice.
Era morto un pezzo di me.
Un pezzo fastidioso e complicato che mi impediva
di vivere libero e di apprezzare la bellezza
e la semplicità. Entro un mese tutti i miei problemi
di salute erano già notevolmente migliorati.
Quel giorno scrissi questa canzone.
Che parla semplicemente di voltare pagina ed
andare avanti.
Che l’amore che ci portiamo nel cuore
è più forte di tutti i problemi.
E’ più forte di tutte le malattie.
Che non è difficile. Basta crederci.
Basta vivere.

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