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Oh Gesù, mio Gesù,
Salvatore, mio Signore.
Io per amore vengo a te,
Io per amore muoio in te.
Dal cielo sono venuto a te,
morirò per salvarti.
Ti regalerò la mia vita,
resterò in un piccolo pane.
Voglio essere il tuo buon amico,
mio caro non ti voglio perdere.
Vengo nella Santa Comunione,
rimarrò nel tuo cuore.
Siamo agli inizi del 1996. Durante le vacanze
scolastiche Padre Daniele è impegnato, insieme ai
catechisti e ad alcuni volontari italiani, nella
Preparazione alle Prime Comunioni.
Aveva radunato i bambini di vari villaggi della sua
parrocchia: Pomallucay, Yauya, Illauro, Tarapampa,
Uchusquillo e Humanhuauco.
Soffriva nel rendersi conto di quanto ognuno possa
essere distratto da cose futili, dimenticandosi della
devozione e del raccoglimento. Volle così scrivere
con parole semplici, ma efficaci, una preghiera di
adorazione all’Eucaristia.
La melodia del ritornello ha il sapore di una cantilena,
come un sospiro ripetuto di continuo: questo non
stancarsi mai di chiamare Gesù nostro unico Salvatore.
Le strofe, normalmente cantante dal sacerdote come
solista, sono la voce di Gesù.
La musica e le parole esprimono un gran rispetto e
timor di Dio, come se, di fronte a un mistero fosse
necessario avvicinarsi in punta di piedi per lasciarsi
avvolgere dalla dolcezza del suo amore.
Si canta dopo aver partecipato alla Comunione o
davanti all'esposizione del Santissimo Sacramento
come segno di ringraziamento e affidamento.
A padre Ugo piacque molto, ringraziò Daniele.
Padre Daniele morì ucciso l’anno dopo aver scritto
questo canto, mentre preparava duecento bambini
di San Luis alle Prime Comunioni. Padre Ugo lo
voleva ricordare cosí: cantando devoto in ginocchio
davanti all’Eucaristia coi suoi bambini della Prima
Comunione, preoccupato per la salvezza della
loro anima.

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