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NON MI ARRENDERÒ
Se ridendo dicono che Dio non c’è:
figlio, maltrattano tuo Papà!
Non ti resta che piangere.
Signore, Signore non mi arrenderò!
Ti aspetterò come un bambino.
A battaglia persa
io comincio a sparare.
Se ti schiacciano la religione,
se ti domandano: “Dov’è Dio?”
Tu sei la prova di Dio.
La filosofia arriva a un motore
senza energia, senza cuore.
Gesù ti porta al Padre.
Giunge la morte… non può essere
che tutto finisca! Tornare bambini…
Qualcuno ti darà la mano.
Un grande disastro: vogliono eliminare
Dio, tuo Papà. Sarà vita questa?
Non c’è tempo da perdere.
Quanti spunti di riflessione da questo canto…
Ogni strofa è un pezzo di Ritiro del padre Ugo.
Sono le sue parole… La sua rabbia verso chi
prende in giro il Signore, di chi lo fa diventare
una materia di studio, di chi non si rende conto
del disastro di una vita senza un Padre…
E poi arriva la morte, tornare bambini,
forse una mano ci sarà…
Agosto 1995.
Al Santuario di Pomallucay giunse una
moltitudine di giovani di differenti parrocchie
del Perù, riuniti per il “Congreso Juvenil”.
Con loro vari sacerdoti e vescovi, emozionati
di conoscere la sierra e anche l’opera
dell’Operazione Mato Grosso.
Sono stati alcuni giorni intensi, di riflessioni,
canti, confessione e S. Messa conclusiva.
Padre Ugo voleva lanciare un messaggio forte
ai ragazzi, contro questo mondo che vuole
assorbirci e non farci pensare… parlava di una
battaglia persa in partenza, ma che dobbiamo
comunque fare. Il padre ripeteva che a nessuno
più importa del Signore, spesso neppure agli
uomini di Chiesa, che siamo diventati tutti vittime
di questa società che ha cancellato il pensiero
della morte, del senso della vita, della ricerca
di infinito, che non vuole farci più trovare
le tracce di Dio.
Il Santuario di Pomallucay è nato attorno ad
una bellissima immagine scultorea antica di
un Cristo in croce, percosso e morto per
ciascuno di noi. Chi, meglio di questa immagine,
poteva parlare al cuore dei giovani presenti al
Congresso; chi meglio di Gesù poteva aiutarci
a ripetere: “...a batalla perdida yo empiezo a
disparar”. E le armi di questa battaglia?
Sono evidenti nelle ferite della mani del Cristo:
la carità, il bene, l’amore.
Padre Ugo avrebbe voluto dire tutto questo
alle persone riunite nel Santuario, ma i grandi
della Chiesa avevano altri programmi:
parlavano di gioia, di Resurrezione, quasi
ciechi di fronte ad una reale perdita della fede
nei più giovani e non solo.
Padre Ugo, sconsolato, chiese una sera al padre
Daniele di scrivere una canzone che diventasse
l’inno del Congresso e che potesse riassumere
tutti i suoi pensieri su Dio.
La stessa sera giunse a Pomallucay una lettera
del padre Daniele con le parole del canto,
per chiedere a padre Ernesto (allora rettore
del seminario di Pomallucay) di correggerne
l’ortografia e a noi di fare un bel cartellone
per la mattina seguente. Così padre Daniele,
accompagnato dall’allora seminarista padre
John, insegnarono il canto che divenne l’inno
di quei giorni e tutt’oggi grido di battaglia
contro un mondo che ci vuole strappare
la speranza.
“No me rendiré”
è diventato lo slogan per tanti di noi, nei
momenti più difficili della vita, quasi una
promessa più o meno esplicita di fedeltà
ad un cammino, a un sogno,
a quel Cristo in croce…
sulle orme di padre Ugo, di padre Daniele,
di padre Giorgio e di tanti altri cari amici,
che per questa battaglia hanno dato la vita.
NOTA TECNICA: tonalità originale
in RE maggiore,
qui proposta in DO maggiore

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