Tonalità

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No me rendirè

Padre Daniele Badiali


Traduzione

NON MI ARRENDERÒ

 

Se ridendo dicono che Dio non c’è:

figlio, maltrattano tuo Papà!

Non ti resta che piangere.

 

Signore, Signore non mi arrenderò!

Ti aspetterò come un bambino.

A battaglia persa

io comincio a sparare.

 

Se ti schiacciano la religione,

se ti domandano: “Dov’è Dio?”

Tu sei la prova di Dio.

 

La filosofia arriva a un motore

senza energia, senza cuore.

Gesù ti porta al Padre.

 

Giunge la morte… non può essere

che tutto finisca! Tornare bambini…

Qualcuno ti darà la mano.

 

Un grande disastro: vogliono eliminare

Dio, tuo Papà. Sarà vita questa?

Non c’è tempo da perdere.


Commento

Quanti spunti di riflessione da questo canto…

Ogni strofa è un pezzo di Ritiro del padre Ugo. 

Sono le sue parole… La sua rabbia verso chi 

prende in giro il Signore, di chi lo fa diventare 

una materia di studio, di chi non si rende conto 

del disastro di una vita senza un Padre… 

E poi arriva la morte, tornare bambini, 

forse una mano ci sarà…

Agosto 1995. 

Al Santuario di Pomallucay giunse una 

moltitudine di giovani di differenti parrocchie 

del Perù, riuniti per il “Congreso Juvenil”. 

Con loro vari sacerdoti e vescovi, emozionati 

di conoscere la sierra e anche l’opera 

dell’Operazione Mato Grosso. 

Sono stati alcuni giorni intensi, di riflessioni, 

canti, confessione e S. Messa conclusiva.

Padre Ugo voleva lanciare un messaggio forte 

ai ragazzi, contro questo mondo che vuole 

assorbirci e non farci pensare… parlava di una 

battaglia persa in partenza, ma che dobbiamo 

comunque fare. Il padre ripeteva che a nessuno 

più importa del Signore, spesso neppure agli 

uomini di Chiesa, che siamo diventati tutti vittime 

di questa società che ha cancellato il pensiero 

della morte, del senso della vita, della ricerca 

di infinito, che non vuole farci più trovare 

le tracce di Dio.

Il Santuario di Pomallucay è nato attorno ad 

una bellissima immagine scultorea antica di 

un Cristo in croce, percosso e morto per 

ciascuno di noi. Chi, meglio di questa immagine, 

poteva parlare al cuore dei giovani presenti al 

Congresso; chi meglio di Gesù poteva aiutarci 

a ripetere: “...a batalla perdida yo empiezo a 

disparar”. E le armi di questa battaglia? 

Sono evidenti nelle ferite della mani del Cristo: 

la carità, il bene, l’amore.

Padre Ugo avrebbe voluto dire tutto questo 

alle persone riunite nel Santuario, ma i grandi 

della Chiesa avevano altri programmi: 

parlavano di gioia, di Resurrezione, quasi 

ciechi di fronte ad una reale perdita della fede 

nei più giovani e non solo.

Padre Ugo, sconsolato, chiese una sera al padre 

Daniele di scrivere una canzone che diventasse 

l’inno del Congresso e che potesse riassumere 

tutti i suoi pensieri su Dio.

La stessa sera giunse a Pomallucay una lettera 

del padre Daniele con le parole del canto, 

per chiedere a padre Ernesto (allora rettore 

del seminario di Pomallucay) di correggerne 

l’ortografia e a noi di fare un bel cartellone 

per la mattina seguente. Così padre Daniele, 

accompagnato dall’allora seminarista padre 

John, insegnarono il canto che divenne l’inno 

di quei giorni e tutt’oggi grido di battaglia 

contro un mondo che ci vuole strappare 

la speranza. 

“No me rendiré” 

è diventato lo slogan per tanti di noi, nei 

momenti più difficili della vita, quasi una 

promessa più o meno esplicita di fedeltà 

ad un cammino, a un sogno,

a quel Cristo in croce… 

sulle orme di padre Ugo, di padre Daniele, 

di padre Giorgio e di tanti altri cari amici, 

che per questa battaglia hanno dato la vita.

  

NOTA TECNICA: tonalità originale 

in RE maggiore, 

qui proposta in DO maggiore


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