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LOS ENCONTRAREMOS VIVOS
DO SOL
Vida intensa para amar,
LA- MI- FA
cumbre miro en ti.
DO SOL
Escalando más arriba,
FA SOL DO
Dios, Tú para mí.
RE- FA SOL
Ya mi vida es decirte:
DO LA-
Los encontraremos vivos,
FA DO SOL
los encontraremos vivos.
LA- MI- FA DO SOL
¡Sí! ¡Allá! más del Huascarán,
LA- MI- RE- SOL4 SOL
allá, allá… querido Jesús.
Con los pobres viviré
para Dios buscar;
mis amigos en camino:
quién lo esperará.
A los pobres dar el pan,
sólo caridad
y decirle con bondad:
“¡Dios te acogerá!”.
RE LA
Subir hasta el Everest,
SI- FA#- SOL
pero cuesta más
RE LA
en contra de la corriente
SOL LA RE
trabajando tú.
MI- SOL LA
Ya mi vida es decirte:
RE SI-
Los encontraremos vivos,
SOL RE LA
los encontraremos vivos.
SI- FA#- SOL RE LA
¡Sí! ¡Allá! más del Huascarán,
SI- FA#- MI- LA4 LA
allá, allá… querido Jesús. (2v)
Si viene a conoscenza di questo canto
solo dopo la morte di Daniele (1997),
ma è stato scritto qualche anno prima.
È un canto di slancio, una preghiera
destinata ai ragazzi dell’Operazione
Mato Grosso in Italia che stanno
facendo dei campi di lavoro per
costruire il rifugio Torsoleto (BS).
Questo rifugio è dedicato a Battistino
Bonali e Giandomenico Ducoli morti
nel 1993 in Perù, mentre tentavano
la scalata della parete nord
del Huascarán.
Ricordo bene il padre Daniele entrare
in casa a San Luis di ritorno da una
settimana di messe nei villaggi più
sperduti della sua parrocchia, verso
San Nicolas e Rurish.
Era molto stanco ma aveva voglia
di raccontare…
Dall’Italia alcuni amici che organizzavano
la ristrutturazione del rifugio Torsoleto
gli avevano chiesto di scrivere un inno
per il campo.Daniele, camminando per le
sue montagne, compose questo canto e
non vedeva l’ora di farcelo ascoltare.
Prese la chitarra, tolse dalla tasca un
foglietto consumato dove aveva scritto e
corretto le parole e qualche accordo e
lo cantó.
Ricordo che piacque subito a tutti noi la
melodia bella e orecchiabile, il testo
semplice e diretto, le strofe chiare,
metafore semplici, comprensibili da
chiunque… Bello!
Ma quel Gesù sussurrato alla fine del
ritornello non piacque molto in Italia:
il campo di lavoro in fondo riuniva ragazzi
di tutte le provenienze e si voleva un
messaggio più neutro…
Poi un pensiero così esplicito alla morte,
era necessario?...
Sta di fatto che andò persa la cassetta
con la registrazione fatta in camera
dallo stesso padre Daniele, con la sua
chitarra blu e uno di quei registratori che
a solo accenderlo già gracchiava…
Noi però ricordavamo che aveva scritto
quel canto e che parlava di guardare oltre
il Huascarán.
Non ci venne mai più in mente di chiedere
al padre di insegnarla, magari in occasione
di un anniversario di Battistino e
Giandomenico o per qualche ritiro.
Si perse il canto e anche la memoria.
Poi Daniele morì, improvvisamente,
a 35 anni d'età, ucciso da un colpo di
pistola sparato probabilmente per soldi.
Aveva preso il posto di un’altra volontaria
che i banditi avevano fatto scendere
per prima…
nell’auto lasciarono una lettera che
chiedeva un riscatto.
Qualcosa è andato diversamente…
Due giorni dopo si è ritrovato il corpo
con le mani legate dietro la schiena,
messo in un sacco e coperto da pietre.
Con il Crocefisso al collo, il rosario
nel taschino, gli scarponi per scalare,
i jeans stretti e la camicia scozzese,
il golf blu nuovo appena mandato dalla
sua mamma…
Padre Daniele ha lasciato questa terra
invocando tre volte il nome di Gesù
e quello della Madonna.
Nel riordinare la sua camera, qualche
tempo dopo, cercando alcuni affetti
personali da inviare ai suoi cari, Delia
trova alcune cassette con i canti del
padre registrati da lui stesso.
Probabilmente ne faceva alcune copie
da inviare agli amici in Italia.
Non potete immaginare l’emozione del
padre Ugo a Chacas e di tutti noi,
radunati attorno al tavolo della parrocchia,
ancora sconvolti e increduli per tutto
quello che era successo, sentire di
nuovo la sua voce. Padre Daniele che
ci cantava: “La mia vita per dirti che:
Li ritroveremo vivi, li ritroveremo vivi.
Sì! Lassù! oltre il Huascarán.
Lassù, lassù… oh caro Gesù.”
E questa volta mettere tutta la nostra
speranza, finalmente, in quell'ultimo
nome tanto invocato…
Il canto piacque molto a tutti e padre
Giorgio Nonni, parroco di Llamellín,
suo grande amico e compagno di gruppo
e anche in missione, decise di tradurlo
immediatamente in castigliano per
poterlo insegnare in Perù.
Divenne così il canto per ricordare
tutti i nostri amici defunti, soprattutto
chi perse la vita in missione o lavorando
per gli altri.
Grazie Daniele per la tua vita,
per il tuo bene,
per i tuoi canti,
per il tuo esempio.
E quanto è cara ancora la tua voce,
con la schiettezza e l'essenzialità
che ti contraddicevano.
Caro Daniele ancora oggi
ci indichi un cammino:

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