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Pesca rossa, pesca matura

Gruppo Faenza


Commento

Come in tutti i campi OMG 

anche in questo c'è un pezzo di vita e di 

avventura e di sogno di molti ragazzi. 

Fu scritto nell'estate del 1978 e ha 

accompagnato noi allora ragazzi del gruppo

 di Faenza, guidati da Giorgio Nonni 

(diventato poi padre Giorgio) sui passi 

nell'OMG .

I primi lunghi campi pesca che duravano 

un mese.

Le parole del canto non sono esagerate, 

sono verissime, anche se parlano di 

cose semplici e umili : pesche e zanzare,

 sonno e sveglie che suonano presto, 

cose che ti fanno sentire felice, 

come stare insieme agli altri senza nulla, 

sentirsi liberi… e avere la sensazione 

che  per vivere” davvero" non servono 

molte cose… come il vento sul furgone .

Ci sono dentro gli sguardi, le mani, 

il cuore di quei ragazzi che si davano 

la mano per fare un cammino 

controcorrente, per regalare la vita.

 

  

Lettera di Cristina 

(del gruppo di Faenza degli anni 70-80)

 

Caro .... solo stamattina ho trovato il 

coraggio di ascoltare la canzone, ben 

sapendo che avrebbe fatto poi uscire fuori 

pensieri, ricordi, gioia,  riguardo a noi 

amici del gruppo di Faenza.. 

ma anche sofferenza e il vuoto lasciato 

da Daniele con la sua morte violenta ...

da Giorgio morto così presto, noi che 

pensavamo ci avrebbe accompagnato 

per sempre... da Antonio - allora il più 

piccolo fra noi andato via nel fiore 

degli anni.

In ogni parola della canzone ci sono 

loro, con gli sguardi,  le mani, che ridono,  

che suonano, che condividono, 

incoraggiano, insegnano, 

anche senza parole... 

sono state proprio le canzoni a descrivere, 

esprimere, illuminare i passi, il cammino, 

l'avventura dell'omg e i desideri più 

profondi del cuore.

Per tutto questo.. grazie a te e a tutti gli 

altri ragazzi che state facendo questo 

lavoro preziosissimo di raccogliere 

tutti i nostri canti.

Questa lettera è per te e per voi, 

solo per dirvi grazie! 

E perché cantate e suonate sempre 

con la pienezza di chi sa avere fra le 

mani un tesoro.

 

"Pesca rossa pesca matura" ci ha 

accompagnato nei primi lunghi campi 

pesche che facevamo nei primi anni 

del nostro gruppo: (dal 1978) il campo 

durava tutto il mese di Agosto per chi 

organizzava, e ogni settimana si 

alternavano gli altri di Faenza e i 

ragazzi degli altri gruppi.

Eravamo allora molto attenti a far capire 

agli altri l' attenzione  sul lavoro; era 

fondamentale per ottenere credibilità da 

parte degli altri ragazzi che conoscendoci 

si avvicinavano, e dei contadini, per cui 

eravamo cercavamo davvero di 

mettercela tutta! 

Ci ospitava la parrocchia di Ronco 

(quella di Daniele e Gabriele): il parroco 

era stato tra i primi a dare fiducia a Giorgio, 

e fra le critiche dei parrocchiani ci aveva 

accolti nel teatrino dietro la chiesa: un 

ambiente piccolo dove ci stringevamo 

- i maschi in platea- le femmine sul palco 

divisi dal tendone . Un localino trasformato 

in cucina e per il resto... si stava fuori, in 

compagnia delle zanzare che la sera 

arrivavano a frotte dal fiume Lamone lì vicino. 

La mattina ci si alzava molto presto perché 

a volte i campi dei contadini erano lontani 

e in più avevamo dei mezzi piuttosto scassati 

che a farli partire la mattina era un terno al 

lotto e spesso dovevamo spingerli 

a inseguirli!.

Per il mangiare dipendevamo dalla 

generosità di parenti e contadini impietositi 

o da qualche benefattore …ma insomma... 

L'essenzialità non c'era tanto bisogno 

di spiegarla! 

Il "mostro" citato in una strofa era un 

macchinone semovente, ballonzonante e 

rumoroso che avanzava fra i due filari di 

peschi organizzato a piani fino a quattro 

o cinque metri d'altezza, su cui i 

raccoglitori ognuno sul suo piano dovevano 

staccare passandoci davanti solo le pesche 

al giusto grado di maturazione… 

appunto le pesche rosse e mature!,  

lasciando però sulla pianta quelle ancora 

acerbe per la passata successiva. 

Era un lavoro oltre che di velocità, anche 

di occhio e di mano, se no al contadino si 

lamentava e per il giorno dopo non 

ci voleva più .

Dopo 10 ore al giorno passate sul mostro, 

sul serio le pesche le sognavi appena 

chiudevi gli occhi, anzi, qualcuno oltre a 

sognarle, dormendo, muoveva pure le mani, 

come se stesse ancora raccogliendo! 

Verso la fine del mese, chi organizzava e 

aveva fatto tutte le settimane, cominciava 

a essere mezzo morto dal sonno e a 

guardare il cielo sperando in un po' di 

pioggia che ci avrebbe permesso qualche 

ora di vacanza! 

Spesso lavoravamo anche il sabato perché 

"la frutta non può aspettare",  poi la 

domenica c'era il cambio della settimana 

dei ragazzi che venivano, i saluti, 

l'accoglienza ai nuovi, la messa, le pulizie 

e il bucato…. 

Giorgio ci aiutava a riflettere sulla settimana 

trascorsa, a prepararci per quella successiva, 

a curare bene le persone che venivano, 

avere attenzione per ognuno, vecchi o nuovi 

che fossero, costruire rapporti e legami.

Questi interi mesi, faticosi e intensi, bellissimi, 

vissuti insieme sotto la guida di Giorgio, ci 

hanno reso fratelli e questo ha permesso a 

ognuno di maturare la propria vocazione, 

educandoci e correggendoci 

a vicenda nell'andare contro il mondo 

cominciando da se stessi.

Adesso i nostri fratelli che sono con il 

Signore la vita l'hanno regalata davvero, 

ai poveri e ai giovani: e a noi lasciano 

l'esempio della loro vita e il desiderio di 

continuare a spenderla bene, facendo 

la carità, solo per sperare di andare 

dove sono loro, vicino a quel Gesù 

che hanno cercato tutta la vita 

e che di certo li ha accolti nel suo amore.


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