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VENGO A TE
Vengo a te, o Madre mia,
grande è il mio desiderio.
Inginocchiato ai tuoi piedi,
e guardando il tuo piccolo figlio,
sento in me meraviglia,
un cuore di bambino.
Rivivo la vita, piccolo bambino,
il sole, i fiori, le colline,
Quanto è bello guardarti, o Signore!
Quanto è bello amarti, mio Dio.
Gli anni sono passati velocemente,
incontro tanti amici,
per loro la vita è un problema,
ma per me, il mio problema è morire.
Un grido e la mano di un vecchio,
scappa, scappa, figliolo,
tieni stretta la mia mano,
il disastro si abbatte su di noi.
La moda, il denaro, le parole,
sono Dei che scacciano il Padre;
se desideri incontrare Dio,
trascinati con mani e piedi.
Cammina, cammina verso l'alto,
noi aneliamo a raggiungere la meta.
Gesù, che tu cerchi,
ti invita a seguire le sue orme.
Maria, Madre carissima,
mi attende una lunga salita.
Madre, inizio a pregare:
vuoi condurmi a Gesù.
Il canto è per onorare Mama Ashu.
In quell’anno ero in Perù e padre Ugo
mi chiese di prepararlo: l’ho composto
a Chacas insieme ad una ragazza
volontaria, Evelina Scalera.
Lui poi lo ha supervisionato.
Si parla dello scorrere della vita.
Padre Ugo aveva raccontato il terremoto
di Yungay con 70 mila morti.
Il canto riprende questo tema: si salvano
un vecchio e un bambino.
Il vecchio conosce la direzione per
salvarsi e il bambino con la sua mano
trascina il vecchio stanco in salvo.

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