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Tra le mie canzoni rimane una delle mie
preferite, e sicuramente più intime.
Parla da sé. E’ andata così.
Sempre nei primi anni di gruppo, una sera ero
a casa da solo.
Ad un tratto una grande tristezza mi viene
addosso, il mio cuore sembra scoppiare.
Prendo un bicchierino di grappa.
Spengo la luce, rimango al buio, in cucina,
seduto.
Lascio uscire la tristezza.
Le lacrime escono abbondanti, e mi lascio
andare in un pianto liberatorio e
silenziosissimo.
Mentre piango mi faccio forza con quel piccolo
bicchiere di grappa, che mi scalda, mi tiene
compagnia.
Rimango così. Circa un’ora.
Il bicchierino è vuoto da un po’.
Il pianto si è sciolto, dando spazio ad una
sorta di strana quiete.
Come un lampo arriva questa canzone dentro
il mio cuore, dentro la mia mente, e il mio
istinto prende carta penna e chitarra.
Scrivo di getto questo testo.
Ho scritto di getto molte canzoni, spesso
facendo pochissime correzioni al testo.
E mi racconta così.
Come uno perso, nella vita che non funziona,
nella mente bugiarda, nel non senso di tutto.
E parla di Dio.
Che in questa vita bugiarda sembrerebbe
solo un inafferrabile fantasma.
La storia di uno che si accorge che l’unico
modo di trovare un sollievo al suo dolore è
fare qualche cosa di concreto, di buono,
per gli altri.

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