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Questo è il racconto di un sogno.
In questo sogno mi trovavo appunto in un luogo
arido, con alcune piante mezze rinsecchite
qua e là.
Ad un tratto inizia un vento fortissimo al quale
niente può resistere.
Il vento mi porta via con la sua violenza.
Con una mano mi aggrappo alla radice di un
albero mezzo sradicato, e inizio una lotta di
resistenza per rimanere aggrappato e non
essere portato via.
Ad un certo punto mi rendo conto che non
devo aver paura, che non serve resistere.
Mi lascio andare.
Comincia così il mio volo, che dopo un primo
momento di velocità eccessiva diventa
tranquillo, come un volo di uccello.
Paesaggi stupendi passano sotto di me, e
alla fine arrivo in una città, quando ormai
si è fatto buio.
Vado a sbattere contro un cartellone
pubblicitario, e mi sveglio.
Subito rielaboro il mio sogno, come un invito
alla fiducia, all’imparare a “scorrere” con la
vita e le sue correnti buone, che, anche se
sembravano spaventose, mi avevano fatto
volar via dall’aridità del mio cuore.
Probabilmente la canzone è stata scritta di
notte, subito dopo il sogno, questo non lo
ricordo di preciso, ma varie volte è capitato
che scrivevo di getto dopo essermi svegliato.
Lo sbattere contro il cartellone pubblicitario
era come dire: il messaggio ti è arrivato;
adesso torna nella tua realtà e rimboccati
le maniche.
La canzone non accenna però a questo
finale che non ci stava e, anche se breve,
mi piaceva così.

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